Qual è la storia del caffè? Quale fu la prima popolazione a scoprire il caffè e i modi per lavorarlo? In questo articolo vi racconteremo quali sono le origini del caffè, chi lo ha scoperto e come si è diffuso rapidamente, diventando presto la bevanda più consumata in tutto il mondo.
Ad oggi, sapere con estrema certezza le origini e la storia del caffè, è praticamente impossibile. Non sappiamo dunque con assoluta certezza quale è stata la prima popolazione a scoprire il caffè, si tratta ancora di un grande mistero, ma grazie alla presenza di numerosi testi antichi diffusi nel mondo, ci siamo fatti un’idea di quali sono le origini del caffè e qual è la sua storia.
Si pensa che i semi di caffè siano stati scoperti per la prima volta dagli Etiopi, che usavano masticarli crudi, quindi senza alcun tipo di lavorazione, mentre la prima popolazione che scopri il metodo della tostatura dei semi di caffè, fu quella degli arabi. Gli arabi furono i primi a lavorare il caffè, estraendo prima i semi dai frutti della pianta coffea, tostandoli e macinandoli, per poi ottenere una vera e propria bevanda per infusione, esattamente come si fa ancora oggi.
A dimostrazione di ciò, sono presenti diversi manoscritti risalenti al 500 che raccontano come fosse parte integrante della tradizione islamica, preparare e bere il caffè.
Il caffè veniva quindi associato al mondo arabo e di conseguenza a quello musulmano, motivo per cui nell’Occidente, la chiesa cattolica rinnegava e condannava l’uso della pianta Coffea, considerando il caffè come la “bevanda del demonio“.
In Europa, le prime tracce di caffè, furono rinvenute negli accampamenti turchi, durante lo storico assedio di Vienna, avvenuto nel 1683 per mano dell’impero ottomano, guidato dal “Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha”. In Europa, nessuno conosceva quei semi e quindi non si sapeva come utilizzarli.
Ci volle l’ingegno del diplomatico e nobile polacco “Jerzy Franciszek Kulczycki”, vissuto per molti anni in Turchia, che secondo una leggenda, fu il primo ad aprire una vera e propria “caffetteria” nella città di Vienna, chiamandola “la bottega blu” e utilizzando proprio quei semi di caffè abbandonati dai turchi durante la ritirata. Fonti storiche più recenti invece, sostengono che la prima caffetteria, o casa del caffè, fu aperta dall’armeno Johannes Theodat nel 1685.
La bevanda di caffè che veniva preparata all’epoca, aveva un sapore molto amaro, allora Kulczycki ebbe l’idea di allungarla con latte e miele per renderla più dolce e quindi più apprezzabile al palato europeo. Così facendo, questa bevanda, che possiamo definire come una sorta di “cappuccino” di quei tempi, si diffuse rapidamente in tutta Europa.
In Italia, il caffè arrivò all’incirca nel 1570 a Venezia, attraverso Prospero Alpini (noto anche come Prospero Alpino), un botanico e medico veneziano che nel 1591, fu anche il primo europeo a pubblicare una descrizione accurata della pianta di caffè. Il caffè diventò presto una bevanda molto ricercata e apprezzata, al punto tale che solo le persone ricche o di una certa classe sociale potevano permettersela.
Nel 1645, venne aperto a Venezia il primo “bar” italiano che all’epoca veniva chiamato “bottega del caffè“. Fu un vero e proprio successo che rivoluzionò la storia del caffè in Italia, basti pensare che nel 1763, a Venezia si contavano oltre 218 botteghe del caffè, considerando però che nel mondo arabo, il caffè era già ampiamente diffuso, infatti nel 1630, solamente nel Cairo, si potevano contare circa un migliaio di caffetterie.
Alcuni esponenti della Chiesa invece, essendo ancora contrari al caffè, chiesero al Papa Clemente VIII di interdire quella che all’epoca veniva considerata da alcuni cristiani come la “bevanda del diavolo” ma lui non accettò la richiesta, favorendo così la diffusione del caffè che presto divenne la bevanda principale nel mondo dell’aristocrazia.
Nel 1644 il caffè approdò anche in Francia, grazie ad alcuni mercanti marsigliesi. La prima bottega del caffè francese infatti, nacque proprio a Marsiglia nel 1671, frequentata specialmente da navigatori e gente d’affari facoltosa dell’epoca.
La bevanda si diffuse rapidamente anche in Francia, al punto tale che alcuni viticoltori francesi, sentendosi minacciati da questa bevanda, provarono a fare una propaganda negativa al caffè, convincendo anche alcuni medici a diffondere la falsa notizia che il caffè rendeva impotenti.
Tutto ciò ovviamente non servì a fermare la diffusione di questa bevanda, infatti aprirono botteghe del caffè anche in altre città principali come Parigi, Tolosa, Bordeaux e Lione. Il caffè fu presto apprezzato anche dal re Luigi XIV, diventando persino una bevanda di moda tra i membri della Corte.
Nel 1686 inoltre, uno chef siciliano, Francesco Procopio dei Coltelli, fondò una delle migliori botteghe del caffè dell’epoca, la “Café de Procope“, cambiando la storia del caffè nel mondo francese. Da questo locale infatti, presto presero spunto le migliori caffetterie d’Europa. Fu un locale molto ricercato e ambito da personaggi importanti della letteratura come Voltaire e il suo amico e collaboratore Denis Diderot, oltre a filosofi, attori, politici, artisti e aristocratici in generale. Un’altra caffetteria, aperta da un fiorentino nella capitale francese e molto frequentata da intellettuali e aristocratici, fu il “Cafe’ de la Regence“, reso ancora più noto e famoso grazie alla preparazione di gelati e sorbetti.
In Germania il caffè ha avuto una storia un po’ più difficile e arrivò tardi rispetto all’Italia e alla Francia, visto che i tedeschi apprezzavano principalmente la birra. Tuttavia, grazie ad un commerciante inglese, fu aperta la prima caffetteria ad Amburgo nel 1679. Successivamente, aprirono altre botteghe del caffè a Berlino, Francoforte, Norimberga e Lipsia.
Come per i viticoltori in Francia, anche in Germania non tardarono ad arrivare lamentele, questa volta da parte dei produttori di birra, al punto tale che Federico II di Prussia decise di rendere la torrefazione del caffè, monopolio di Stato, frenando la rapida diffusione della bevanda. Nel 1781 inoltre, fu promulgato un decreto che impedì a chiunque di possedere, vendere o cedere caffè sia grezzo che torrefatto. Si vietava inoltre a chi non fosse autorizzato, di torrefare il caffè e chi ne era già in possesso, doveva informare l’ufficio di concessione governativo entro 8 giorni. Questo decreto fu tuttavia eliminato in seguito alla morte di Federico II di Prussia.
In Inghilterra il caffè approdò grazie ad un commerciante inglese, Daniel Eduard, tornando da un viaggio in Oriente nel 1652. Inizialmente face conoscere questa bevanda ai suoi amici che ne apprezzarono da subito il gusto e gli effetti, tanto da diffondere presto l’usanza di gustare un buon caffè tra gli intellettuali dell’epoca.
Fu così che si formarono le prime “Coffeehouse“, quella di Oxford era la più famosa e si trattava di case private in cui molti intellettuali si riunivano per parlare di arte, politica, letteratura e quant’altro. Daniel Eduard riuscì comunque ad aprire la prima bottega del caffè a Londra, la “Micheal’s Alley”, aperta al pubblico e che ebbe un ruolo fondamentale per contrastare il fenomeno dell’alcolismo che in Inghilterra era molto diffuso.
Qualche anno dopo, queste caffetterie subirono un periodo di crisi, prima nel 1674, quando le donne promossero una petizione contro il caffè, sentendosi trascurate dai loro uomini e successivamente, nel 1675, quando il re Carlo II di Inghilterra diede l’ordine di chiudere tutte le botteghe del caffè perché si pensava fossero dei luoghi di incontro per manifestanti che volevano organizzare rivolte.